La pandemia ha colpito duramente la scena culturale italiana: Le mostre sono state cancellate, i progetti rimandati e il settore culturale non è ancora nella lista delle priorità per le sovvenzioni governative. Come sta affrontando la giovane scena italiana la pandemia? Béton Bleu ha parlato con la curatrice IZABELA ANNA MOREN, co-fondatrice dell'istituto d'arte STUDIO RIZOMA, della scena artistica nel Mediterraneo, della mostra digital-first "Pandemos" e dell'importanza delle periferie.
Béton Bleu: Studio Rizoma è un istituto internazionale per la cultura e l'arte, di recente fondazione. Ha sede a Palermo e lavora attualmente a diversi progetti - puoi dirci qualcosa di più sul vostro focus creativo?
Izabela Anna: Studio Rizoma è uno studio culturale con un team internazionale e diversificato proveniente da diverse organizzazioni sociali e artistiche, gruppi e istituzioni. Palermo è la nostra sede perché ci permette di decentralizzare l'Europa, di articolare una nuova centralità per il Mediterraneo e di ristabilire il rapporto dell'Europa con il Nord Africa. A livello locale, Rizoma dà spazio a diverse realtà locali e garantisce l'integrazione sociale dell'azione artistica in Sicilia. A livello internazionale, Rizoma è un nodo per le istituzioni artistiche e politiche impegnate a ripensare il modo in cui le mostre d'arte internazionali sono concepite, realizzate e promosse.
Il rizoma è un noto concetto filosofico di Gilles Deleuze e Felix Guattari. Viene dal mondo botanico, dove sta ad indicare un sistema di radici decentralizzato, capace di propagarsi moltiplicandosi nel sottosuolo e di far sbocciare i fiori in superficie.
BB: In che modo la scena artistica di Palermo è diversa da quella di altre città?
IA: A Palermo si respira un'aria di possibilità, che non sempre si ha in città come Londra, Berlino o Barcellona. La fase di urbanizzazione e il mercato funzionano diversamente qui. Nei luoghi periferici è più facile incontrare spazi “incontaminati”, ciò è vantaggioso per certi tipi di lavoro. Non si tratta di romanzare lo svantaggio economico della Sicilia. Tuttavia è un'isola ricca di risorse naturali e sociali. Ci sono diversi materiali a disposizione, e per materiali intendo la cultura e la mentalità così come le risorse naturali, come una varietà di rocce o piante. Palermo è sicuramente un luogo di collettività.
BB: Come ha detto prima, Palermo è alla porta tra l'Europa e il Nord-Africa. Che ruolo hanno le periferie in Europa?
IA: Penso che le periferie abbiano un certo potere, che i centri hanno probabilmente perso. Da un lato, sono importanti luoghi di produzione industriale - in Sicilia l'agricoltura per esempio - ma dall'altro lato, c'è più libertà perché non tutto è controllato dal mercato economico. Questa combinazione rende quei luoghi incredibilmente potenti per la costruzione di nuove idee.
BB: Cosa intendi per "non tutto è controllato dal mercato"?
IA: Il ritmo di vita è diverso nei luoghi periferici. La maggior parte della gente non è consumata dal lavoro, in parte perché la disoccupazione è alta, e molti dedicano il tempo a, beh, tutto il resto, il che aiuta a nutrire una sfera culturale attiva che conserva la possibilità di sorprendere, sperimentare e trasformare. Tutto ciò è più complicato da stabilire nei centri urbanizzati dove il tempo è un bene scarso. Una domanda che ci poniamo allo Studio Rizoma è: come si può costruire una coscienza transnazionale attraverso le periferie, qualcosa come un sistema di supporto? Credo che le periferie siano il nostro futuro: Sono i luoghi dove possiamo creare collettivi, relazioni, collaborazioni.
BB: Un progetto in cui riflettete sull'importanza delle periferie è "Pandemos". Di cosa tratta questa mostra digital-first?
IA: Durante i primi mesi della pandemia globale nella primavera del 2020, lo Studio Rizoma ha pubblicato una open call per raccogliere le prime risposte artistiche europee alla pandemia e al suo superamento. Undici progetti di diciassette artisti internazionali che lavorano in Sicilia sono stati scelti da un comitato di selezione in base al merito delle loro proposte. Nel brief, Lorenzo Marsili ed io, abbiamo scritto: "La crisi del Covid-19 rappresenta una delle più significative interruzioni della vita quotidiana e del business-as-usual degli ultimi tempi. Volevamo cogliere questi straordinari sviluppi e coinvolgere una nuova generazione di artisti, pensatori e scrittori nella creazione di opere d'arte che rimarranno come testimoni dell'evento pandemico del 2020, fornendo al contempo un contributo mitopoietico alla trasformazione della nostra infelice, insostenibile e ingiusta 'normalità'". Senza il sostegno del governo al settore culturale è sembrato fondamentale dare la possibilità di accedere a dei finanziamenti, anche se in modo modesto.
BB: Non c'è stato nessun supporto governativo per la cultura in Italia durante la pandemia?
IA: Il decreto "Cura Italia" non è stato da nessuna parte coerente o sufficiente per il settore culturale. In Germania c'erano sovvenzioni e prestiti specifici per gli artisti, ma l'Italia non ha ancora mostrato tali strutture di politica culturale. Ai freelance è stato offerto un reddito fino a 600 euro al mese per due mesi; i lavoratori delle arti dello spettacolo potevano invece richiedere una somma di sostegno una tantum. Questo è tutto, ma naturalmente la maggior parte delle attività culturali sono pesantemente ridotte se non completamente sospese da più di un anno ormai. Studio Rizoma aveva fondi disponibili, quindi abbiamo lanciato un bando aperto e invitato undici progetti artistici a formulare una visione oltre la pandemia.
BB: Quindi state usando i finanziamenti dei paesi del nord come la tedesca Allianz Kulturstiftung, la svizzera Gwärtler Stiftung e la European Cultural Foundation di Amsterdam per colmare il vuoto di finanziamenti del governo italiano?
IA: In senso simbolico, forse, ma la domanda è sempre: per cosa sono disponibili i fondi e cosa possono ottenere? Il flusso di finanziamenti Nord-Sud è un cliché importante - ma il suo successo dipende dal contesto in cui si agisce. Studio Rizoma ha già e continua a costruire reti transnazionali oltre l'Italia. Presentando la prima risposta artistica alla pandemia dal Sud dell'Europa, "Pandemos" è stato un tentativo di costruire ponti - tra Nord e Sud Europa, tra i centri e le periferie. Non è un caso che questa scelta abbia portato nomi importanti del panorama culturale internazionale come European Alternatives e Allianz Kulturstiftung a dirottare le loro energie e risorse a Palermo, partecipando alla costituzione dello Studio Rizoma.
BB: Quali artisti avete invitato per la mostra "Pandemos"?
IA: Diciassette artisti operanti in Sicilia sono stati selezionati durante il primo lockdown e hanno lavorato per sviluppare una serie di opere d'arte legate all'esperienza della pandemia e al suo superamento. Nelle undici opere proposte dagli artisti del territorio si ritorna alla cultura come risorsa eterogenea dalla quale si può imparare e dalla quale si può guidare la formazione di alleanze realmente transnazionali. Concepito in un mondo sbilanciato in un periodo di estrema introspezione e dissoluzione del tempo, PANDEMOS è un progetto spiccatamente siciliano e internazionale allo stesso tempo, che raccoglie impulsi trascurati e trasforma l'atto di attenzione in resistenza, immaginazione e potenzialità. Ogni progetto prende un punto di vista specifico per pensare in avanti e pensare oltre la pandemia. E' stato sia un periodo che ha portato sofferenza, sia un momento di quiete e introspezione che potremmo non sperimentare di nuovo. È interessante notare che molti artisti stavano cercando di avviare nuovi dialoghi con territori, specie e persone. Per esempio, nel progetto di ricerca Facciamo Il Bosco, Eliza Collin ha intervistato gente del posto, ricercatori - e piante. Collegando degli elettrodi alla superficie delle piante, l'artista ha raccolto molti dati su come reagiscono ai cambiamenti di umidità del suolo, dell'aria e del calore. Trasformando queste frequenze in suono, ha proposto un nuovo linguaggio con cui ascoltare i piccoli cambiamenti che costituiscono le conseguenze del riscaldamento globale. In un contributo testuale, Luca Cinquemani, coltivatore di piante, scrittore e ricercatore, ha sottolineato il disperato bisogno di un linguaggio diverso, non dominato dalla classificazione umana del mondo. Come sarebbe un dialogo iniziato da una pianta? Quale potrebbe essere la nostra relazione con le piante se riuscissimo a comprenderle veramente?
IA: Uno dei progetti è di Lina Issa, che è andata a Campo Bello, uno dei vari campi per i lavoratori migranti in agricoltura. Ci sono molti "braccianti" in Italia, lavoratori senza documenti che spesso raccolgono frutta e verdura. Ci sono molti campi come questo, in tutta Italia, ma soprattutto in Sicilia. Tramite il suo progetto, Lina voleva capire l'opinione dei braccianti rispetto alla sanatoria formulata durante la pandemia: un permesso di soggiorno temporaneo di sei mesi destinato a permettere di lavorare con un regolare contratto. Le condizioni per richiederlo escludevano fin dall'inizio molti migranti e il permesso poteva essere prolungato solo con un contratto di lavoro regolare - che ovviamente la maggior parte dei lavoratori non ha, altrimenti non sarebbero sfruttati. È osceno pensare che la propria presenza possa passare da illegale a legale e viceversa nel giro di sei mesi.
BB: Lo Studio Rizoma ha un approccio interdisciplinare e ha anche avviato il progetto "Artsformation". Qual è il suo focus?
L'arte contemporanea e la tecnologia stanno cambiando la vita delle persone ogni giorno. Artsformation sta lavorando per indagare questo potere trasformativo - dovreste parlarne con Marta Cillero! Con Artsformation stiamo esplorando le intersezioni tra arte, società e tecnologia. L'ultimo decennio ha visto una rapida crescita delle arti per iniziative di cambiamento sociale, così come delle pratiche artistiche che combinano pratiche digitali e sociali. In risposta, la cultura digitale è entrata nell'agenda di quasi tutte le istituzioni culturali. Il lavoro di ricerca che Artsformation sta implementando collega la sfera artistica, tecnologica, aziendale e della società civile. Artsformation combina la presenza digitale e fisica degli artisti e dei ricercatori coinvolti, e attualmente stiamo lavorando al lancio del nostro primo bando aperto per la partecipazione e le residenze artistiche per co-creare opportunità per artisti e collettivi. Utilizzeremo diverse iniziative di partecipazione, come le Arts-assemblee online e le residenze, per avere spazi più accessibili per gli artisti.
BB: Quali sono i vostri progetti futuri?
IA: Questa primavera annunceremo la prossima stagione dello Studio Rizoma con un ampio programma basato su tre pilastri principali, il Mediterraneo, il Post-colonialismo e il Femminismo. Pandemic allowing, la stagione sarà inaugurata in collaborazione con la Dream City Biennale di Tunisi in ottobre. Seguirà Room to Bloom, un progetto sul femminismo postcoloniale, un programma di formazione e apprendimento tra pari che sostiene 100 giovani artisti femministe con istituzioni partner in tutta Europa. Stiamo lavorando a un programma anche per il 2022, ma è ancora troppo presto per parlarne.
BB: Grazie per il tuo tempo, Izabela.
Intervista: Ana-Marija Cvitic
Informazioni su Izabela Anna Moren:
Izabela Anna Moren è una scrittrice tedesco-polacca, curatrice e stratega della comunicazione che vive tra Berlino, Roma e Palermo. Lavora sull'intersezione tra arte e politica e si è laureata in Curation e Critical Writing al Royal College of Art. Il suo libro "Living in the Desert" è stato pubblicato nel 2018 da Phaidon. Nel 2019 ha fondato "Transhumance", una serie di mostre nella sfera pubblica che ha inaugurato in collaborazione con Transeuropa Festival e Biennale Arcipelago Mediterraneo 2019. È Digital Editor al Museo MACRO di Roma e direttore della comunicazione di NOMAD, la vetrina itinerante di arte contemporanea e design.
Trovate maggiori informazioni su Studio Rizoma qui.
(C) 19/03/2021
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